Nell’era delle Smart Cities, non è infrequente assistere alla trasformazione od accantonamento di siti di produzione e grandi stabilimenti industriali: gigantesche “scatole” che hanno servito sistemi economici attualmente non più sostenibili, sono oggi svuotate, in attesa dell’attribuzione di un nuovo contenuto.
Lo stabilimento fu realizzato nel 1971 dall’arch. Pier Luigi Cervellati. Il progetto e la sua realizzazione si orientavano a garantire benessere e comfort assai superiori agli standard dell’epoca tramite ambienti eleganti, abbondanti dotazioni di verde, spazi luminosi e servizi ampi.
Mirato alla valorizzazione e rifunzionalizzazione di questo straordinario manufatto architettonico, il programma di concorso ambisce a riformulare in chiave contemporanea il concetto canonico di “edificio ad uso culturale”: da mero contenitore di manufatti, a luogo ospite di comunità attive e dinamiche, che in un unico luogo possano produrre, esporre e fruire cultura.
Una trasformazione in un luogo ospite di comunità attive e dinamiche, dove esporre e fruire cultura.
Il progetto risponde al programma prevedendo il restauro e consolidamento delle strutture e degli elementi architettonicamente rilevanti. L'involucro viene rinnovato dall'aggiunta di una seconda pelle con motivi ellittici, che identifica il volume che, svuotato e rimodulato, ospita la hall, le cabine multifunzionali, gli spazi di esposizione, un ristorante, un bar e gli uffici. L'alto colonnato esistente caratterizza l'altro volume che, come una teca in vetro, custodisce e mostra il volume ellittico dell'auditorium. Nel corpo che ospitava gli uffici è previsto il posizionamento di un hotel e di appartamenti per artisti. Questo corpo si snoda verticalmente e orizzontalmente fino a connettersi con il tetto verde realizzato sul soffitto del primo corpo.